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accento di venerazione per il suo morto diletto, quasi suo malgrado si sente consolata.

È un album in gran formato, d’una severa eleganza. Sul frontespizio la efficace eloquenza di una data a distanza di poco più di trent’anni: 1858-1891 — xxx Giugno — un lembo di sereno. La lettera inaugurale di Rinaldo Sperati, compilatore, è gentilissima: «....questa corona di semprevivi germogliata dal cuore — così termina — possa a Lei giungere non importuna nel dolore suo, e farle sentire che nel suo pianto sono uniti i cuori degli amici, interpreti del dolore inestinguibile della patria e dell’umanità.»

Vi sono versi di Swinburne, l’erede di Shelley, parafrasati dal Rapisardi — una lettera di Sir Stansfeld, qualche parola tracciata dalla penna incantata di Edoardo Schurè — un sagace discorso di Ernesto Nathan, una memoria del Minuti, una pagina del Silingardi; poi una rappresentanza, assai degna dell’eterno femminino: amiche, scrittrici artiste; Teodolinda Franceschi-Pignocchi, Suzanne Thomas, Jessie Mario, Giacinta Pezzana, Adolphine Gosme, Tommasina Guidi, Paolina Dagnino-Agnelli passano lasciando ognuna una nota fine, spirituale, elevata, amorosa, come solo sa trovare la donna che rimpiange e consola.

Ecco il De Amicis, il mago che noi signore adoriamo, con la sua calda e fluente parola; «Cinque anni sono scrissi, con poca esperienza e con meno arte ma con tutta l’anima, un libro diretto all’educazione morale dell’infanzia. Il mio primo compenso fu di vedere i miei figliuoli commossi da quella lettura. Un compenso maggiore furono le lettere di fanciulli e di maestri, le quali mi dice-