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Cipressi.

(a proposito d’una nuova pubblicazione)

Fra la fulgida gloria di messidoro e il vivo zaffiro del mare che sorride invitando, una rama di cipresso piove su una tomba.

Su quella tomba è scolpito un nome illustre, ma non è il sarcofago a cui i giovani muovono riverenti in pio pellegrinaggio — è una tomba invisibile, più tenue e più triste, scavata in un cuore.

Pensiero gentilissimo quello degli amici di Giorgina Saffi, di ricordare con lei nel doglioso anniversario delle sue nozze il compagno eletto, allontanato per sempre dalla soave solennità domestica che ha portato per molti anni tanta dolcezza nella loro casa, che vi porta adesso tanto sconforto con l’affermazione d’una solitudine memore della felicità. Ma la mesta signora deve aver pianto lagrime meno amare fra il delicato mormorio di compianto che s’effonde da si copiosa nobiltà di intelletto e di animo a carezzare il suo dolore.

Vecchi amici e giovani discepoli e donne gentili e stranieri posano la rama di cipresso sul sacrario, nel cuore dell’afflitta dama, ed ella li bacia in fronte ad uno ad uno e udendo in tutti il medesimo