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rebbe di essere stampata in fronte al volumetto non comune:
«L’umorismo è l’arte di far sorridere melanconicamente le persone intelligenti».
«.... Anche l’umore è una gran forza» — scrive più innanzi a pagina 210 — «appena che sia ben diretta, e può talvolta arrivare dove non arriva la logica nel campo del pensiero, nè la esperienza nel campo dei fatti.
— In ogni modo, camicia di Nesso o nimbo leggiero che esso sia, non diventerà mai tale cosa da potersi levare e mettere come un abito di cerimonia e non importa nulla se guasterà talvolta le cose buone che non sono molte, perchè più sovente darà mano a sopportare le cattive che non sono poche».
Del resto l’osservazione minuta, esatta, non priva d’una certa arguzia, s’incontra sovente in queste memorie regali che hanno il pregio massimo di essere quelle d’un uomo sincero dotato del triste privilegio di conoscere e di analizzare sopratutto sè stesso spietatamente. Questo re psicologo ci dice il perchè di molte contraddizioni, di certe intime lotte che fanno sorridere gli uomini d’azione e che travagliano i delicati: le gesta dell’anima, ignorate, misteriose spesso per gli eroi medesimi costretti a pugnare nel laberinto contro un Minotauro invisibile.... Benvenuto dunque il serico filo che questo principe ci affida sorridendo!
Com’è vera nella sua complicazione l’analisi di quella «irritazione morale»: «.... si rivelava con dei rapidi passaggi dalla più febbrile allegria alla più depressa mestizia, con delle interruzioni di abbattimento e come di nausea dell’uno stato e dell’altro. A quest’ultima condizione ed anche alla tristezza, per quanto profonda, mi sapeva talvolta rassegnare,