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ticchiarsi degli anni, degli avvenimenti, al ringagliardire del vento che spazza via i pètali della fiorita di rose, su cui camminano tutti a vent’anni — giovani re, e giovani popolani.

Fra i capitoli, il cui titolo è spesso d’un’originalità di dubbio gusto, ammiro quello dedicato al ballo «Flamenco» nel quale la vigoria è assai armoniosamente commista alla cesellatura e alla sobrietà. Fresche e malinconicamente vere, le pagine in cui passa una graziosa figurina di attrice che la lunga abitudine dell’artificio ha reso incapace di esprimere con naturalezza un sentimento sentito; — simpatica la scena, che già accennai, fra re e cortigiana, scena fuggevole d’una fantasia di ballata o di sogno; — drammatico, malgrado lo spumeggiare dello spirito che ne attenua la tragicità, l’episodio dell’attentato alla vita del re, arrischiato dalla bianca mano di Katie, la lettrice russa che quel capo ameno di sovrano si limita per il momento a legare per i polsi a uno stipo col fazzoletto, come un’Angelica.... vestita! È una pennellata carina, d’indole schiettamente francese, meno le conseguenze che possono essere, ahimè, di tutti i paesi... Il re è rimasto incolume, ma un sospetto postumo, abbastanza avvalorato, che Katie abbia tentato il colpo meno per ragioni politiche che per ragioni amorose, gli conficca nell’anima uno dei soliti dardi contro cui non v’ha scudo nè difesa; e la bellissima dagli occhi azzurri e dalla voce melodiosa è vendicata, almeno per qualche tempo, più raffinatamente che non lo avesse potuto fare con la piccola pallina di piombo mirata al cuore.

Nel capitolo delle «Esposizioni» v’hanno osservazioni e definizioni sottili, fra cui questa che merite-