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posto o spostato, minaccia di continuare la sua bell’opera con noi assegnandoci per nostra definitiva dimora la casella degli uomini degenerati?...

Un momento, signore; non scappate: c’è qui chi ci salva. Fra tutti gli articoli scritti in questi giorni per la nostra causa ve n’ha uno, nella severa e simpatica Gazzetta letteraria, che dà la nota giusta in questo frastuono d’accordature. Ha l’aria d’una trovata, eppure è una cosa semplicissima: la storia dell’uovo di Colombo. Mi dispiace di non conoscere l’autore, signor Augusto Lenzoni, per non potergli esprimere direttamente la mia viva approvazione. Era una cosa così elementare! come mai non vi hanno pensato prima? Giusto; era questo il difficile: pensarci.

«La psiche umana — dice il Lenzoni nel suo geniale scritto — è così varia, così complessa, così proteiforme, che nessuno può misurarla, nè pesarla, nè circoscriverla in una formola assoluta. Hanno voluto fare della donna un essere psicologicamente diverso dall’uomo, e forse le differenze non esistono sono insignificanti».

Arrivati, dunque, dopo il lungo studio a questa trionfale conclusione, mi pare che non ci sia altro da dire. Un altro campo però si schiude, vasto, fiorito, troppo poco troppo male esplorato fin qui: voglio, dire il regno della donna madre.

E qui, siano pur numerose e vivaci e impertinenti anche e minuziose le discussioni, noi non ce ne lagneremo. Nessuna osservazione che riguardi questa alta missione femminile può essere oziosa o pettegola o indiscreta. Esigendo il meglio e cercando la perfezione per i figli vostri, signori, per i continuatori del vostro nome e delle vostre tradizioni, siete nel vostro pieno diritto, non solo, ma le donne intellettuali, a cui fa-