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Gli amanti sono: un giovine signore
  con spada e parrucchina incipriata,
  e una piccola dama dilicata,
  in broccatello azzurro a passiflore.

Siedon sopra una gran pietra, baciata
  da un sol d’ottobre tepido, che muore,
  e la terra, dintorno, è da un dolore
  di morte foglie tutta addolorata.

Che si dicono? Forse un madrigale
  un po’ tenero e un po’ lambiccatello
  L’autunno muore e il giorno: ella lo sente.

Cade ancor qualche foglia amaramente,
  e nel pallido vespro autunnale
  che tinte smorte ha il vecchio broccatello!

* * *

Segue «La caccia», nel quale la sfilata dei cavalieri nell’ombra d’autunno e quel rosso orizzonte in cui il re si affisa sognando, mentre il vento gli passa lamentoso alle spalle come un presentimento, danno una visione e un pensiero tenace. Poi il Labirinto, di così fine metafora; — la Favorita che l’autore ci fa rivivere così delicatamente in quel suo solo ricordarne accanto a una vasca il passo leggiero e il «pallore ducale» della mano; — un’idea di amore e di fugacità così sommessamente espressa al mormorio d’un filo d’acqua di Villa Borghese; — indi la Pensosa, la pensosa dama vestita di viola che mi sembra la dama della Sensitiva di Shelley: «che pareva aver pietà dell’erba che i suoi piedi piegavano» e quelle foglie che, tornata al castello, la Pensosa si troverà sullo strascico «omaggio del parco autunnale alle veste viola» dànno al suo poeta un’immagine gentilissima: