Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 99 — |
scontra varie volte nella poesia del Sanfelice.
Mentre si cammina nell’azzurro fra le stelle o fra i laberinti odorosi d’un giardino incantato, una parola, una similitudine, un verso, pungono e fanno arrossire. E questo è strano in un poeta che sa raggiungere le alte cime dell’idealità e regnarvi anche a costo di avvolgersi di nubi.
Si direbbe che sdegna di reggersi a mezz’aria. Ma poi quell’altezza di quando in quando gli dà le vertigini, l’aria troppo fina s’infiamma e lo arde, allora scende a precipizio e ci sveglia sulla terra rudemente, non senza una punta di monelleria.
Il sonetto «Cassiodoro» è però fra gli altri un quadretto storico d’un’aristocratica e severa classicità:
Nel cortile del chiostro è somma pace; |
Non sono molti i giovani che si trovino nella mente, come il Sanfelice, una solida coltura capace di alimentare sostanziosamente la vena poetica del loro ingegno, di colorirla delle tinte più fosche e più ridenti della storia e della favola, di profumarla di