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62 | parte seconda. |
gliere, educare ed istruire sino a 25 anni fanciulle e giovinette oneste e povere dell’età dai sette ai 15 anni, e avviarle ad un’arte o mestiere; per mantenere ulteriormente, donzelle, che essendo giunte al 25° anno non abbiano trovato collocamento, purchè orfane; per ricevere e curare gratuitamente i poveri della città di Napoli, ovvero che in essa si trovino, affetti da malattie acute e, permettendolo i mezzi, per dar ricetto anche a donne affette da malattie acute, ed allogare, in caso di malattie contagiose o epidemiche, gl’infermi colpiti da tali morbi nella Casa alla Pacella; per ammettervi gratuitamente i preti poveri ed infermi cronici, appartenenti al Clero di Napoli; per mantenere, educare ed istruire le fanciulle cieche e povere.
C’erano poi 11 istituti per ricoverare, nutrire ed educare donne pericolanti e donne traviate, pentite della mala vita; per accogliere, educare ed istruire donzelle napoletane, che abbiano perduto il fiore della verginità, e le orfane donzelle in pericolo di perderlo.
Veramente, dissi fra me e me, tutti questi vecchi cattolici, non bastando loro l’animo di obbedire alle dottrine di Gesù Cristo in vita, vollero fare ammenda col testamento, dando quello che non poterono portar seco nella tomba, ai poveri e infelici.
Senza qui sofisticare intorno a ogni dono o lascito, che formò nei tempi passati ciò che oggi si chiama il Patrimonio delle Opere pie, non si può contrastarci l’affermazione che quel patrimonio appartiene ai diseredati, che costituisce la ricchezza dei poveri.