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gl’ipogei. 47

qualche frutto sottratto alla vigilanza del contadino che conduce al mercato il suo asino, qualche soldo guadagnato portando fagotti alla Stazione, qualche elemosina avuta dai guaglioni, basta per campare la vita senza cura del domani, ed allegramente. Se non si ha casa propria, ci sono le locande di 1ª, 2ª e 3ª categoria; e se non si posseggono i due soldi per il letto, vi sono i portici e il lastrico. Spensierati e senza l’idea elementare dell’onestà, quando trovano lavoro lavorano molto e sono mal pagati. I soli facchini della Dogana e della Stazione hanno una tariffa fissa: i galantuomini non pagano ai cocchieri lazzaroni più di mezza lira la corsa, mentre il forestiere paga settanta centesimi, secondo la tariffa; i fabbricanti di pipe debbono dare pipe compite quattro per un soldo; i facchini che sbarcano il carbone guadagnano da settanta a settantacinque centesimi al giorno; e ne guadagnano settantacinque quegl’infelici costretti, come una volta i condannati in Inghilterra, di girare tutto il giorno la macchina medioevale per torcere e ammatassare il cotone. Difficilmente troverete un lazzarone che sappia leggere e scrivere. Ed abbastanza strane sono le sue nozioni di moralità.

Sarebbe calunniare Napoli segnalandola con giudizio sommario più immorale delle altre grandi città; ma quando scendiamo fra i popolani nei quartieri bassi, non si esagera affermando totalmente ignota la nozione del bene e del male.

In amore il lazzarone è gelosissimo, e sfregia col rasoio la donna infedele alla sua promessa; sfregia pur quella, con la quale i genitori impediscono il