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46 parte prima.

capelli da un popolano, nè viceversa questo da quello: al barbiere del primo paghi mezza lira, e del secondo venti o venticinque centesimi. Non troverete un lazzarone tra le fonderie di ferro, non uno all’arsenale; pochissimi falegnami, muratori, calderari, sartori; nessuno commesso di commercio, d’orefice, nessun giovine di bottega, toltane la bottega di commestibili.

I principali mestieri del popolano sono: cappellaio, saponaio, maruzzaro (venditore di lumache), pizzaiuolo, venditore di fiammiferi, acquaiuolo, carnecottaro (venditore di carni cotte), fruttivendolo, venditore di commestibili per il proprio quartiere, venditore di lupini, di pine, cantiniere, carbonaro, tintore, ciabattino, che di rado si eleva al grado di calzolaio; fabbricatore di cannelli da pipa e di mattoni; venditore di roba vecchia, materassaio, pescatore, cocchiere, facchino. Esclusi gli spazzatori di strada, nessuno fa parte delle guardie e degl’impiegati municipali.

La differenza fra queste classi mi si rendeva sensibile ogni di più, nel continuare le mie ricerche nel sottosuolo. E domandando spiegazioni a due intelligentissime persone che per modestia non vogliono esser nominate, riseppi molti di questi particolari, senza dubbio esattissimi.

Ora quei mestieri, molti dei quali equivoci, richiedono poco studio, poca intelligenza, poca attività, se non della gola per urlare lungo le strade — a guisa di fedecommesso trasmettonsi fedelmente dalle une alle altre generazioni.

E quando manca il lavoro, i lazzaroni non si dànno per perduti: un fazzoletto o una catenella scippata,