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gl’ipogei. | 45 |
d’Italia il Comune ha assimilato le classi sociali, ma in Napoli il sentimento del Comune non mise mai radice nel popolo. I Vicerè ed i Borboni per regnare si appoggiavano ora ai galantuomini, ora ai lazzaroni, e imperarono dividendo. La sollevazione di Masaniello ebbe nemici i nobili. La congiura del Macchia (nobile) non fu secondata dai lazzaroni, benchè invitati e bramosi di vendicarsi degli Spagnuoli, assassini del loro Masaniello, tuttavia oggetto di culto fra loro: lo Championnet fu combattuto dai lazzaroni, e le orde del cardinal Ruffo componevansi di lazzaroni.
Il solo Garibaldi riuscì a produrre una momentanea fusione, ma anch’egli fu avvertito che, se non assistesse al miracolo di San Gennaro, avrebbe tutti i popolani contro. E da quel momento gli odii, l’intensa inimicizia, l’assoluta incompatibilità delle due genti scemarono al punto da sottrarsi all’occhio che si appaghi di contemplare la superficie della società.
Ma chi guarda più addentro, scorge che ancora oggidì differenze fisiologiche, differenze di gusto nel cibo, nel vestire, dividono le due genti.
Pochi popolani vivono nei quartieri alti, ma quei pochi non perdono la loro specialità. Il popolano agiato mangia la stessa qualità di cibo del povero; maccheroni, pesce, legumi crudi, e abbiamo avuto occasione nell’Asilo infantile di Sant’Aniello di osservare l’immensa difficoltà di assuefare i piccirilli al cibo dei galantuomini: minestra di riso, pasta al brodo, zuppe di legumi, ec. — Se andiamo fra gli operai, ci si affacciano subito due classi: gli artigiani e i lazzaroni. Non accade mai che un galantuomo si faccia tagliare i