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40 parte prima.


Passando al Sifilicomio, nulla c’è a dire intorno alla cura, alla mondizia, alla disciplina; le quali cose, del resto, potrebbero ottenersi avendo sale separate negli ospedali comuni. Ma anche in ciò non si ottiene lo scopo speciale, per cui, al costo di più d’un milione all’anno, si fondarono i Sifilicomii. Vuolsi con essi impedire il contagio: se non che i figli nati di donne, mandate a partorire nei Sifilicomii perchè infette, sono immediatamente spediti all’Orfanotrofio dell’Annunciata, col pericolo d’infettare le balie, le quali allattano sempre due, e talvolta tre bambini. Interrogai molte delle ammalate; trovai generalmente un cinismo che sarebbe ributtante, se non si riflettesse che codeste sventurate sono ridotte al bivio — o cinismo o suicidio.

La risposta di una mi fece impressione. Era una bella contadina di circa venticinque anni. Questa, mi disse uno dei chirurghi, ha subito una operazione e per miracolo non è morta, eppure ritornò allo stesso mestiere. Ella vòltasi con fiero piglio: «Io che altro posso fare? Non son costretta a prendere il libretto nell’istante, in cui mi licenziate? Non debbo servirmene se voglio? Mi dareste voi lavoro onesto, se anche fossi morente di fame?» Il chirurgo non rispose, nè poteva rispondere.

Sulla scala incontrai fra le nuove venute di quel giorno una bellissima ragazza, che non aveva ombra d’indizio delle cause che avrebbero dovuto condurla in quel luogo. Non dimostrava quattordici anni.

La fermai e le parlai. Mi disse che cominciò a undici anni ad esercitare il mestiere, ch’era malata, e veniva di propria volontà ad esservi curata, non