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34 parte prima.


Esse, in ogni altra questione morale, inculcano nel loro cuore le massime di non rubare e di non mentire, di non ubbriacarsi, di non giocare. Ma dov’è l’insegnamento di mantenere le passioni sensuali sotto l’imperio della ragione? Dove la madre, la quale chiarisca il proprio figlio che monachismo e libertinaggio peccano ugualmente contro le leggi di natura? Che quelle passioni senza l’amore sono peccalo mortale, peccato che ha assai più attrazione per l’uomo che per la donna? Molto più urgente adunque la necessità di prevenirlo nell’età delle più fiere tentazioni. Ma la madre non se ne occupa punto per falso pudore. E il padre, se pur se ne impensierisce, contentasi d’indicare al figlio le case più sane e i giorni della visita: oppure con mezzi indiretti gli procura qualche sana ed innocente creatura, promettendo agl’infami genitori una somma sufficiente per ingannare altr’uomo o per indurlo a torsela in isposa ad ogni modo. I genitori non si sgomentano, se il loro figliuolo diventa immorale e libertino; non s’attristano eccessivamente, se esso seduce o abbandona ragazze oneste, purchè non ne sposi una senza dote, o di grado sociale inferiore al proprio. La storia della prostituzione è vecchia, si dice; ed anche ogni genere di male è vecchio; il canibalismo, l’omicidio e via via, e contro ogni altro male la società reagisce, cerca rimedio, inventa pene, applica riforme proporzionate alla civiltà propria, ma per la prostituzione si procede in ragione inversa. Sembra che le legislazioni di tutti i paesi abbiano per iscopo supremo, non di combattere il vizio, ma di provvedere che i viziosi godano l’impunità.