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26 parte prima.


E le ragazze? Troppo facile, troppo terribilmente sicuro torna il leggere il libro della loro vita.

Senza per ora toccare la più tremenda delle tre mende piaghe sociali, che esistono in tutte le grandi città, ed in Napoli forse primeggia, io vorrei che qualche madre napolitana conducesse le sue figlie, non a Porto, sarebbe forse troppo pretendere, ma al Vico Nuovo a San Biagio, numero 4, Sezione Pendino, per vedere la povertà onesta che lotta senza speranza di vincere. Ivi nel sotterraneo di una casa appartenente al Demanio, o, come dice il popolo, al demonio, se i carabinieri non l’hanno già cacciata, troveranno una famiglia di cinque persone, fratelli e sorelle. Il padre mori di tifo agl’Incurabili, la madre morì di parto. La ragazza maggiore guadagna mezza lira al giorno, lavorando da un sarto per uomini. Un’altra guadagna da una crestaia mezza lira la settimana; un piccino, malatissimo quando io visitai quella bolgia d’inferno, sarà, speriamo, già morto: se no, sono ancora cinque persone che debbono campare con cinquantasette centesimi il giorno, e pagare nove lire al mese per quella pozzanghera che abitano.

Questo basso sotterraneo, al quale si scende per cinque scalini, è difeso da un’enorme porta a grandi catenacci; non vi ha altra apertura, nè io capisco come la notte non vi si muoia asfissiati. Al dire di tutto il vicinato, il padre, laborioso e sobrio, lavorava e man teneva con quanta decenza può osservarsi in detta casa la sua famiglia, nè si diparti dal banco di falegname che quando già delirava per febbre. Pagò anticipatamente ogni mese la sproporzionata pigione. Oggi le