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20 parte prima.


Però, uscita una volta dalle orribili caverne e fermatami a parlare colle spagare, non potetti a meno di rallegrarmi dell’aria purissima e della stupenda vista del mare e della città stesa sulle sue sponde e dell’ampio spazio del cielo azzurro, mentre nei quartieri bassi, per cui eravamo passati, l’aria mancava e le case altissime, che sembrano toccarsi in cima, precludevano la vista e del sole e del cielo.

Domandai alle poche spagare rimastevi, dove fossero andate le altre; esse mi risposero, che una ricchissima milady Inglese aveva provveduto a molte e che alle altre aveva pensato il Municipio.

«Siamo noi le infelici, – soggiunsero, qui rimaste; e Lei non vede il peggio; bisogna aspettare l’estate, quando non c’è una goccia d’acqua da dissetarci, quando per due mesi la Vergine maledetta non ci manda un filo di pioggia, e bisogna andare fino al Vico Giardinetto e pagare un tornese la secchia; allora si che si capisce che cosa vuol dire Monte Calvario!»

«E parea voi, — proruppe un vecchio, con la fisonomia beffarda, ma non cattiva, — che siano andati a stare in Paradiso quegli altri? Vi dico che laggiù stanno ancora peggio di voi quassù, e chi vuol capacitarsene ci vada . E qui indicava un sito, di cui non ricordo il nome, al delegato di Pubblica Sicurezza ben conosciuto. Io gli dissi di voler andarvi, e per arrivarci abbiamo dovuto traversare gran parte della stupenda nuova strada detta Corso Vittorio Emanuele. Ivi le case fabbricate sono belle, e anche le camere a pianterreno abitabili.