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18 parte prima.

sforzi delle presenti e delle passate generazioni per alleviarla e diminuirli.

La cortesia della signora Scwhabe aveva messo a mia disposizione un appartamento nell’ex-Collegio medico, ove essa ha stabilito lo stupendo Giardino d’Infanzia, di cui più tardi parleremo. Nelle Lettere Meridionali, una delle pagine che mi occupò di maggior pensiero fu la descrizione delle grotte delle Spagare. Il lettore si ricorderà che l’autore descrive queste grotte, ove vivevano o morivano venti o trenta famiglie, e da dove la Scwhabe ha sottratto a morte certa una madre con cinque bimbi, affamati, nudi, orridi d’insetti schifosi. E questa madre doveva, la notte, vegliare costantemente, perchè i topi non cibassero la carne delle sue creature. La vista delle quattro figlie di costei, ora sane, robuste, allegre e studiose, e l’udir da capo dalle maestre di quella Scuola descrivere, quali testimoni oculari, lo stato in cui esse furono trasportate a quell’ospitale asilo (trasportate, mi piace di ricordare, in carrozza e in braccio da quella nobile Tedesca che non indietreggiò davanti alla nausea e al pericolo di malattia contagiosa, perchè il tifo regnava nella grotta), destava sempre più il mio desiderio di visitare il luogo, da cui furono tolte. Accompagnala da un amico e da un delegato di Pubblica Sicurezza, andai dunque al quartiere di Monte Calvario al di sopra dei giardini di Santa Lucia al Monte.

Il delegato, i membri del Municipio, ed altri, mi avevano assicurato che queste grotte non servivano più di abitazione umana, ma che gli abitanti