Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/317


seconda interrogazione sui sordo-muti. 303

ristretta la famiglia dei poveri. Essa, egli è vero, è stata ristretta, ma se ne è grandemente migliorata la condizione.

Io che fui incaricato, ora sono molti anni, dal Consiglio provinciale di Napoli di fare un’inchiesta sul modo come erano tenuti i poveri di quell’Albergo in quei tempi, posso dirvi, o Signori, e raccapriccio nel ricordarlo, di avere riconosciuto che esso non rappresentava che un magazzino di carne umana, di gente nuda, che non aveva camicia, che non mangiava che cattivissimo pane soltanto, e rarissime volte aveva una pessima minestra. Una massa abbrutita, niente istrutta.

Ora io dico all’onorevole Bertani: vada ad osservare l’attuale condizione dell’Albergo dei Poveri, e troverà che, grazie alle cure specialmente dell’ultima Amministrazione, il modo come sono trattati i poveri ivi albergati conforta l’animo. Vi è rifiorita l’arte musicale, e quella d’ogni mestiere. L’istruzione progredisce per bene, ed anche le Belle Arti cominciano ad avervi accesso. Aggiungerò di più, che per i ragazzi quell’Albergo piglia tutte le proporzioni e l’aspetto di un grandioso convitto. Oramai il povero che ivi è ricoverato, non vive più di ozio, e può essere utile a qualche cosa.

Dimenticavo ancora una penosa eredità in quell’Albergo: c’è, per esempio, l’Opera di San Francesco di Sales che conteneva da 450 a 500 donne che, in forza di Decreto regio, avevano diritto di avere alloggio lì, vitto, e qualche volta anche ad una pensione.

Osservi l’onorevole Bertani tutti questi pesi che l’Albergo dei Poveri deve sopportare, e si formerà un criterio esatto delle spese a sostenere e del personale a pagare.