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dei Poveri è pure obbligato ad ospitare gratuitamente questi infelici.
Ora, le pensioni governative sono qui come dappertutto; imperocchè il Governo, concorrendo in moltissime opere pie, opere d’istruzione, di educazione, mette come condizione del concorso che egli presta una specie di riserva per potere o proporre, o concedere alcuni posti ad infelici, i quali, per le condizioni locali di molte di queste opere pie, non potrebbero forse esservi raccolti.
D’altronde, badi l’onorevole Bertani, le pensioni, di cui egli parlava, hanno consumato il fondo del 1872; dappoi tutto rimase a carico dell’Albergo dei Poveri. È quindi sciolto il suo dubbio.
Dirò ancora una parola in risposta ad un’altra sua osservazione, o dubbio che si voglia chiamare.
Ho sentito, disse egli, a parlare di Amministrazione e di Consiglio, mentre so che l’Albergo dei Poveri ha un Commissario.
Verissimo; ma bisogna ritenere che il commissario De Zerbi, il primo che trattò e conchiuse, dava la sua dimissione, od altrimenti si ritirava dall’ufficio. Le sue proposte andarono innanzi al Consiglio dell’Albergo dei Poveri, del quale ho qui i verbali, che non leggerò, perchè ho detto il punto del dissenso, e le cui conclusioni sono nel senso da me accennato.
Ora abbiamo un nuovo Commissario, e siccome questo sospetta di non avere autorità sufficiente per trattare e conchiudere questa vertenza, noi ci siamo rivolti al nostro egregio Delegato, perchè solleciti così che la convenzione possa essere presto sottoscritta. La dilazione sarà breve, e tale fu significata alle Provincie che instavano presso il Ministero, nè ci abbatteremo più una seconda volta ad una vicenda infrut-