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seconda interrogazione sui sordo-muti. 293

una sorveglianza, la quale giunga sino a guardare come gli alunni sono nutriti. Non era questa una grande questione, imperocchè si doveva pure avvertire che creando una istituzione di tale natura, non poteva essa ne doveva essere trattata male; ma la questione che ha trattenuto il Ministero è questa. L’Albergo dei Poveri disse: Ma può avvenire che il Governo cessi dal contribuire; può avvenire che uno dei contraenti trovi di dover rompere questi patti, i quali la prima volta hanno da durare sei anni; e poi sono vitali di tre in tre.

Io non voglio, dice l’Albergo dei Poveri, essere obbligato a nulla; non voglio che la capitolazione che ora si stringe, possa, quando per avventura cessasse, portare per l’avvenire un qualche peso all’Albergo dei Poveri, nè restargli onere alcuno pel mantenimento del mentovato Istituto. E il Governo ha risposto: Se voi avete dei doveri verso le Provincie, io non entro a giudicarli, io non posso riconoscere la facoltà di esonerarvi da obblighi, i quali vi possono provenire dalla vostra istituzione; concediamo questo: quanto al resto, c’intenderemo; ma se domandate a noi che vi liberiamo da qualunque onere, ci domandate una cosa, la quale, ancorchè la concedessimo, non saprei qual valore potrebbe avere, perchè coteste Provincie Napoletane che fanno una questione per l’Albergo dei Poveri, non ci hanno mica dato il mandato di trattare per esse.

L’Amministrazione non poteva governarsi altrimenti: noi vediamo qui una istituzione, la quale è sorta in virtù di un potere assoluto; noi vediamo qui dei Ministri di un Governo assoluto, i quali hanno portato là dentro la scuola stabilendo un contributo; andremo noi a dire che non crediamo all’obbligo del-