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scerò che vada ove egli l’ha indirizzata. Ora, iscritta nel 1872 questa somma, pare che si cominciasse a studiare come la scuola dovesse essere riordinata.
Di San Donato. E il danaro?
Ministro per l’Istruzione Pubblica. Anche del danaro, mi chiede l’onorevole Bertani. Del danaro risponderò poi.
Ora seguitiamo il processo più importante, che è di osservare questa vita latente o manifesta della Scuola dei Sordo-muti in Napoli.
La Camera sa che in quel periodo di tempo si studiava, poi le fu presentata una legge che doveva governare l’insegnamento dei Sordo-muti. Ora, pendendo una legge di questa natura, si soprassedette dall’attuazione temporanea di qualche disposizione che non pareva troppo perfetta; sventuratamente, mentre si ricercava la perfezione, la scuola restava sospesa. Ma i fondi tuttavia erano iscritti. Come e dove furono spesi? Qui rispondo ad una parte del l’interrogazione dell’onorevole Bertani, ed all’interruzione dell’onorevole duca Di San Donato.
Giovi anzitutto notare che la somma di 17,772 lire, iscritta in bilancio, deve servire a due scopi: a pagare i professori, e a mantenere alunni che si trovavano ospitati nell’Albergo dei Poveri; vale a dire, la somma che paga il Governo non serve solo all’insegnamento, ma anche al mantenimento di alcuni posti gratuiti. Ora, nel 1872, quella somma fu versata nelle mani del Prefetto, indi divisa fra questi due capi di spesa: 9000 o 10,000 lire andarono agl’insegnanti, i quali, abbenchè non facessero scuola, tuttavia non erano stati messi, nè in disponibilità, nè a riposo; l’altra parte servì a pagare la pensione di quei giovanetti o di quelle giovanette che seguitarono a restare