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seconda interrogazione sui sordo-muti. 289

di chiuderla. Ma a quale fine, e con quali intendimenti chiuderla? Si voleva abbandonare la istruzione, che doveva essere somministrata a quegl’infelici, oppure la chiusura non aveva altra ragione che di somministrare un mezzo per rimettere su nuove e migliori basi la scuola medesima?

Io credo che quel provvedimento da niun’altra cosa che da questa fosse consigliato. Ma la Camera sa che molti degli assegni fatti ad alcuni di tali Istituti, che hanno quasi una natura mista tra Opera pia e Opera d’istruzione, stettero per molto tempo iscritti sul bilancio del Ministero dell’Interno. Nel 1871 la somma che era iscritta sul bilancio del Ministero dell’Interno fu cancellata, e allora, relatore essendo del bilancio dell’istruzione pubblica l’onorevole Bonghi, tanto si fece e tanto si disse, che questa somma di 17,772 lire fu trasportata al bilancio della pubblica istruzione. Restava sempre il concetto e l’obbligo di riaprire la scuola; e dico obbligo, imperocchè i onorevole deputato Bertani ha accennato come essa contasse oramai un secolo. È nata difatti nel 1788, fu ristorata nel 1806, e congiunta all’Università vi stette fino al 1819. In tale anno si delibero che uscisse dall’Università, dove si comprende come male ci stésse, e la si congiungesse coll’Albergo dei Poveri, determinando così una specie d’obbligo per quell’Istituto, obbligo che aveva però il suo compenso in quelle parecchie migliaia di ducati che il Governo si dispose a pagare. Dunque questa scuola, per decreti, i quali hanno una grande autorità, è in certo modo congiunta colla grande istituzione dell’Albergo dei Poveri, sopra la quale istituzione mi pare che una qualche parola mezzo fiera dicesse l’onorevole Bertani; nè io mi metterò davanti alla fierezza della sua parola, ma la-