Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
288 | appendice. |
provvedimenti fossero di tale intimazione, che, dove l’Albergo dei Poveri non li avesse accettati, si dovesse quasi rinunziare alla speranza di veder riaperta questa scuola. Io non ho capito queste parole, sebbene mi sembri sieno state pronunziate; ma non le ho capite, perchè, essendo così lontane dalla realtà delle cose, era evidente che mi dovevano produrre una sorpresa.
Comincierò a dire che uno degli ultimi atti, non l’ultimo, dell’Amministrazione, la quale a me è affidata in questo quarto d’ora, fu una lettera scritta al Prefetto, perchè richiamasse l’Amministrazione dell’Albergo dei Poveri all’esecuzione delle intelligenze passate tra il Rappresentante del Ministero e il Commissario che ha l’Amministrazione dell’Albergo dei Poveri.
Uno dei periodi di questa lettera riguardante questo capo diceva così: «Io, infine, sono tanto convinto delle buone ragioni, onde è confortato il Governo (e il Governo è quello che vuole che l’Albergo dei Poveri possa tenere queste Scuole aperte), che sto esaminando la questione, se convenga confermare oggi con un Decreto reale le disposizioni del 24 marzo e 7 maggio 1819, disposizioni ministeriali, ma date con l’approvazione esplicita di un Monarca assoluto, e quindi diventate vere e proprie leggi del Regno, ec.»
Detto ciò, mi permettano che io faccia la storia delle vicende di questo Istituto negli ultimi tempi, e facendone la storia, risponderò alle interrogazioni che mi furono dirette.
Nel 1871 fu chiusa la Scuola dei Sordo-muti nell’Albergo dei Poveri; ne tacerò i motivi; solamente dirò che, stando così le cose, come si rivelavano in quella scuola, anche a me sarebbe parso conveniente