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284 appendice.


Alla mia parola, assai meno efficace di quella del l’onorevole Abignente, supplisca il buon volere, l’importanza dell’argomento, la benevola attenzione del Ministro dell’Istruzione Pubblica, e l’evidenza delle cose che sto per esporre.

Io comincio dal domandarmi, se esista ancora in Napoli l’antico ed onorato Istituto maschile di educazione ed istruzione pei Sordo-muti poveri; e disgraziatamente devo rispondere: non più.

Vi ha bensì nell’Albergo dei Poveri di Napoli una scuola, in cui sono educate e istruite 15 a 20 fanciulle sordo-mute: scuola così bene avviata nella molteplice istruzione e specialmente nella labbiale, così bene è con tanto amore condotta, che qualunque visitatore degl’Istituti più accreditati pei Sordo-muti in Italia, in Germania, in Francia, in Inghilterra, potrebbe certamente partirne soddisfatto ammiratore.

Ma, oltrepassato appena un cortile, voi non trovate che dei Sordo-muti di ogni età sporchi, negletti, ignoranti ed oziosi, meno pochi, i quali sono adoperati in qualche mestiere, ed altri nella tipografia, ultimi resti di un’intelligenza educata nei tempi passati, quando vigeva ancora quell’Istituto d’istruzione così benemerito.

E perchè, o Signori, tanto disdoro per Napoli? E perchè dura cotanto? Ne è responsabile il Governo? Ne è responsabile l’Albergo dei Poveri di Napoli?

Il Governo ha l’obbligo di concorrere per quella scuola con una somma, che costituisce il particolare patrimonio di quell’Istituto ora chiuso, patrimonio che data da molto tempo, quasi da un secolo: e l’Albergo dei Poveri ha inoltre tanti mezzi da poter mantenere ed anche, se volesse, mezzanamente istruire tutti i Sordo-muti in esso ricoverati.

Io credo, o Signori, che, quale più quale meno,