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ancora dei rimedii. 265

non mangiano; e non mangiano affatto nelle Quarant’ore, o tutt’al più un pane e un po’ di caffe nero.

E il povero bracciante che suda e nutresi male e dorme peggio e patisce la mal’aria della macerazione della canapa e del lino sotto il cocente sole d’agosto, e non può ripararsi bastevolmente dal freddo all’inverno e finisce all’Ospedale con la pellagra, si consola allo spettacolo della miseria ancor più tragica del prete, che esso prete gli vien tratteggiando con la seguete antitesi: – A vu un bel sardelon, coto in gradela col so ogio; a mi un caponeto coto ne l’acqua con do grani de sale. —

Volli visitare le Opere pie, e per ciò non ebbi mestieri di un ordine del Ministro, avendomene dato permesso il Sindaco e le rispettive Autorità.

Vidi adunque la Casa di ricovero, l’Ospedale civico, e il così detto Monte di pietà; e ogni visita mi ha confermato quanto scrissi sulle Opere pie di Napoli; esser cioè inutile cambiare gl’individui; necessario mutare sistema, perchè, col sistema presente, quello che chiamiamo la ricchezza dei poveri va sperperato in mille modi. Le Istituzioni pie di Lendinara non dipendono dal Comune, benchè pesi sul Sindaco una certa responsabilità senza che siagli riconosciuta ombra di autorità. Difatti i conti di questi Istituti, invece di essere sottoposti al sindacato della Giunta municipale nell’interesse dei poveri e anche nell’interesse dei contribuenti, trasmettonsi direttamente al Prefetto di Rovigo, il quale o perchè non possiede la chiave esplicatrice, o non ha tempo, o si fida, li firma, senza essere in grado di esaminare gli allegati.