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gl’ipogei. 13

zino, ridere guardando dei grossissimi topi che traversavano e quasi nuotavano in ciò che la cloaca aveva versato nella corte. E mi dicevano: — Signorino, guardate i passeggieri! — Tirarono su dal pozzo una secchia, per farmi vedere che non era piena d’acqua, ma pareva invece tirata su dalla cloaca stessa, che in fatti s’era messa in comunicazione col pozzo!

» Ho una memoria assai confusa di ciò che vidi nel terzo fondaco. Era di state, il puzzo incredibile, la stanchezza di ciò che avevo veduto, ed il sentirmi ripetere dai compagni: — In questa strada vedrà dal principio al fine la medesima scena, — fecero sì che andai via per quel giorno a cercar l’aria libera.

» Ma io non debbo continuare questo racconto, tanto più che Ella deve aver visto cose peggiori; se, come sento dalla sua lettera, è andata per tutto.

» Rispondo dunque alla sua domanda. Due mesi dopo la mia visita a Napoli, cioè nello scorso ottobre, andai a Londra. Mi presentai con una lettera ad uno dei capi della Polizia, e fu fissato che il giorno dopo alle 7 pomeridiane avrei avuto con me dei policemen, per visitare la sera i quartieri più miserabili di Londra. Di giorno mi dissero che non sarebbe stato possibile trovare e vedere i poveri nelle loro abitazioni, perchè erano in giro per la città.

» All’ora fissata venne infatti al mio uscio un detective, cioè un policeman senza l’uniforme, e preso un cab andammo nell’east-end, gita che durò circa un’ora e mezza. Colà, vicino ai docks, cominciarono le nostre prime perlustrazioni. Entrai in un ufficio di Polizia, esaminai i registri, vidi operare alcuniarre-