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ancora dei rimedii. 241

anch’esse, un muratore con quattro figli, un fabbricatore di paste con un bambino di un anno e la moglie incinta, se ne andarono con molti altri.

Hanno una sola risposta: «Peggio di così non potremo stare. Forse staremo meglio. In ogni caso i figli non possono rimproverarci di non avere tentato di migliorare la loro sorte.»

La grande maggioranza di questi emigrati componesi di contadini. Io credo fermamente che questa tragica e silenziosa partenza sia l’ultima pacifica protesta dell’uomo, che per secoli ha bagnalo il suolo de’ suoi sudori a fine di provvedere all’ozio e al lusso altrui; l’ultima protesta di chi semina, perchè altri raccolga.

I poveri illusi che vanno al Brasile, coloro ai quali l’Oceano non aperse pietosa tomba durante il disastroso viaggio, troveranno bensì terre da dissodare e legname da costruire case. Ma quando le terre saranno coltivate e le case erette, i sopravvissuti alle febbri e alle malattie prodotte dal cambiato clima e dalla mutata dieta si accorgeranno anche là di aver lavorato per altrui. E l’ingordo speculatore, l’ingaggiatore, tirerà fuori la nota delle spese d’alloggio, del mantenimento, delle medicine, delle sepolture, dimostrerà che i conti sono almeno pari, e che a lui restano la terra per seminare e le case per abitare.

E l’emigrato o ritornerà, o scriverà in patria, dissuadendo i concittadini dal seguire il suo esempio, consigliandoli di mettere a profitto la sua triste esperienza.

E se ciò accadde? succederà in Italia una rivo-