Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/25


gl’ipogei. 11

alla domanda, ho bisogno di fare un poco di storia. Deve dunque scusarmi se non sarò breve.

» Quando io pubblicai le Lettere Meridionali, si sollevò una viva polemica, e ricevei giornali che mi lodavano e giornali che mi biasimavano in gran numero. Si disse, fra le altre cose, che io non conoscevo Napoli, perché da molti anni ne ero lontano, e che descrivevo cose non vedute o vedute solo da molto tempo, ignorando che tutto era mutato. Si disse che non conoscevo la grande miseria di Londra, peggiore assai di quella di Napoli, ec., ec. Io che a Londra ero stato, e negli ultimi anni avevo molte e molte volte, riveduto Napoli, presi nonostante nota di tutte le critiche, per potere a tempo opportuno, con nuovi fatti, tornare sull’argomento. Forse questo tempo verrà. Per ora mi limito solo a rispondere alla sua domanda; ma non posso resistere al bisogno di raccontare una cosa, che può sembrare estranea ad essa.

» S’era, fra le altre cose, detto che avevo molto esagerato la misera condizione, in cui si trovano i fondaci. Tutto era mutato in meglio. Non si riconoscevano più! Io avevo fatto una descrizione da romanzo!

» Per caso, solo qualche mese dopo pubblicate le Lettere Meridionali, dovetti tornare a Napoli. Mi recai a visitare i fondaci, e nel primo giorno ne vidi tre a Porto. Andavo con due amici, i cui nomi potrei indicarle se volesse essere accompagnata colà.

» Ella sa come questi fondaci siano generalmente formati d’una corte, da cui per una scala si sale a