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178 parte terza.

gardaggine, d’inabili poveri e di accattoni malvagi, di fanciulle che giuocano è di fanciulle che gridano. I quali tutti in attenzione di un ignoto destino sono ivi buttati come una merce qualunque e delle più sudice. E avvertasi che nel 74 quell’Opera costò al Municipio 100 mila lire, e troviamo nel bilancio passivo che la beneficenza, senza spese di culto, senza istruzione, supera le 200 mila lire.

Non era miglior consiglio coadiuvare l’Opera in discorso, mettendola in comunicazione con una Casa di lavoro, come fu domandato, stabilendo relazioni facili fra la Questura e il Potere giudiziario, anzichè lasciarla cadere del tutto e render necessario il ricominciamento ab ovo?

Non m’intertenni alquanto a lungo di un istituto morto per mero debito di giustizia verso l’operoso iniziatore a me personalmente ignoto, ma perchè riconosco nella sua compagine il germe del futuro ordinamento del pauperismo in Napoli, di cui parlerò poi. Del suo lavoro avanza solamente il Convitto delle fanciulle cieche.

Mi rincresce di non aver avuto tempo di visitare quest’Ospizio, che mi dicono eccellente, e che oggi il Municipio soccorre con cinquemila lire all’anno.

Gli Ospizii per i ciechi e per i sordo-muti sono fra quelli che necessariamente devono esistere sempre; perocchè solamente con un sistema che va ognor più perfezionandosi, sia per l’una, sia per l’altra categoria di disgraziati, con un sistema che non può esser messo in pratica che collettivamente, si giunge ad alleviare la loro infelice condizione.