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proposte fatte per le condizioni di napoli. 169

conosco per filo e per segno avendocelo concesso il Garibaldi nel 1860 pei feriti.

Domandai chi occupava il resto del palazzo, e mi fu risposto: «Vedove e parenti o sedicenti vedove e parenti dei militari morti.»

Ma se il Ministro di Guerra désse un’occhiata alle fedi di nascita di quelle inquiline, ne scoprirebbe molte di costoro ivi raccolte abusivamente, le quali ad ogni modo potrebbersi alloggiare altrove, lasciando a quelle ragazze, che secondo me lavorano troppo e passeggiano poco, almeno lo spazio necessario e l’aria respirabile per mantenerle in salute. Io non conosco mestiere, se coscienziosamente esercitato, più faticoso di quello di una maestra degli Asili infantili e delle Scuole elementari: fatica di mente, di polmoni e di braccia.

E se cominciano con poca lena morale e gracile salute, avremo scolari fiacchi e maestre malate.

In un piccolo, ma molto succoso opuscolo del direttore Pietro Rossi sulle Scuole normali di Napoli, leggonsi le seguenti osservazioni degne di meditazione, perchè appropriabili a quasi tutte le ragazze della stessa età in Italia.

Conosco una madre di numerosa prole, la quale mi disse francamente che i proprii figli avrebbeli tollerati liberi pensatori, ma che voleva le femmine allevate nei riti più rigorosi del Cattolicismo.

Nell’ottobre del 1862, scrive il direttore Pietro Rossi, alcune fra le giovani, che frequentarono la Scuola magistrale, si presentarono all’esame per la seconda classe e ne riuscirono approvate dodici; men-