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4 parte prima


E gl’Inglesi tutti, così fieri ed orgogliosi di ogni cosa britannica, gl’Inglesi, che non si commuovono alle lodi straniere e ne sprezzano il biasimo, arrossirono e non seppero replicar sillaba, quando alle loro proteste contro la schiavitù politica, in cui furono tenuti gl’Italiani d’allora, qualcheduno degli oppressori rispondeva: «E che libertà hanno le vostre plebi? la libertà di morir di fame!»

Se non che nessuno straniero immagina per un momento quali abissi di miserie e di degradazione esistano in Italia, in questo «giardino d’Europa,» ove, secondo il detto comune, si gratta la terra e si semina, e pensano l’aria ed il sole a provvedere cibo per tutti, ove, come disse il Byron, «i campi d’ora perenne, solcati soltanto dai raggi del sole, basterebbero» per il granaio del mondo:

Thou, Italy! whese ever golden fields
Plough’d by the sun beams solely, would suffice
Far the world’s granary.

Dobbiamo credere che gl’Italiani stessi ignorino in gran parte le condizioni di una larga porzione della propria famiglia.

Per quasi un secolo, la passione politica assorbì le anime e le menti più elette: creare una patria, cacciare lo straniero. E riescì loro fatto, a cagione dell’indole generosa e coraggiosa del popolo, che senza discutere o patteggiare, correva sulle barricate e versava il proprio sangue in ogni campo di battaglia; lieto, se sopravvissuto, di vedere decorato il suo capitano, di sentire lodata la compagnia, alla quale ap-