Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
144 | parte seconda. |
disordine, lo sviamento della beneficenza, e, diciamolo pure, per favorire la pubblica e privata immoralità. V’è dunque una gran riforma da compiere.
Ma come compierla? Con quali criterii? Con quale scopo?
Abbiamo dei progetti. Egregi cultori delle scienze economiche e amministrative, che si sono occupati con amore e con competenza delle Istituzioni di beneficenza, hanno pubblicato eccellenti lavori: e basterà citare quelli dell’egregio Scotti che ne scrisse lungamente e con amore, degli onorevoli avvocati A. S. De Kiriati, E. Salvagnini. Essi espongono sagaci considerazioni, e suggeriscono riforme utili.
Ma si tratta di ben altro.
È necessario anzitutto penetrare a fondo in questa «selva selvaggia e aspra e forte,» che è il patrimonio delle Istituzioni di beneficenza: di conoscerlo in tutti i suoi elementi, in tutte le sue condizioni: di esaminarne gl’indirizzi, l’organismo, la sostanza: è necessario, in una parola, di aprir una larga e vigorosa indagine, che penetri in tutti i meati di questa immensa ricchezza, che ora è un arcano sospetto.
A dir breve, è necessario che il Parlamento ordini e organizzi una inchiesta in tutte le Istituzioni di beneficenza, per poi studiare e votare una legge con cui questo patrimonio, che ora si spande e di sperde, acqua sterile o miasmatica, divenga forza motrice e fattrice feconda di redenzione delle nostre classi diseredate.
Le poche e confuse notizie che abbiamo delle