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134 | parte seconda. |
vespertini, Marta e Maria novelle. A Maria, il Monte detto di Beneficenza dava un sussidio mensuale, a Marta tutto fu negato. Del resto, nè l’una nè l’altra erano in condizione di dovere stender la mano per la carità pubblica.
I Monti di prestito senza pegno, ben diretti, sarebbero provvidenziali, ma in quelli esistenti va via il 60 per cento in amministrazione. In quanto a mantenere un Monte speciale per culto, non si può parlarne senza cadere nel ridicolo.
Un Consiglio provinciale o comunale, che oggi riformasse i singoli Istituti, somiglierebbe all’architetto inteso al ristauro del tetto di una casa, le cui fondamenta sono scosse, i muri crollanti, le travi cadenti. Tutti i Luoghi Pii, tutte le opere di beneficenza son fuori di stagione; non solamente, non servono più ad alleviare i mali e le sofferenze umane, ma diventarono fonte di nuovi mali, e servono ad accrescere la miseria. Nè ci vengano a parlare del rispetto dovuto alla volontà dei testatori. Lord Bacone definisce questi legati:
«Il dono di ciò che non è nostro, ma che è divenuto proprietà di un altro».
Tommaso Hare, che ha studiato e ponderato molto l’argomento, dice:
«Ogni generazione dev’essere aiutata da una legge, e invitata dal sentimento di trasmettere alla posterità tali Istituti, che possano sollevare il carattere, arricchire l’intelletto, ed accrescere la potenza dell’uomo. Ma nessuna generazione deve imporre sulle generazioni successive l’obbligo perpetuo di am-