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la ricchezza dei poveri. 133

senza pegno alle infime classi del popolo, Monte per culto.

Monte speciale per doti a povere donzelle e per scuola popolare.

Ormai il carceramento dei debitori accade di rado a cagione dell’obbligo dei creditori di mantenerli in prigione. In quanto al Monte per suffragi ai defunti, la cosa in sè è un vero anacronismo; a questo speciale Monte poi, con 122 mila lire annue di rendita, si permette ancora la questua.

Quello del Purgatorio ad Arco per rendersi più plausibile fa mostra di dar dote ai poveri e soccorsi ai mendici; di dote a donzelle povere si dànno 1400 lire, di elemosina 4250 lire; mentre se ne spendono 6771 nell’amministrazione, 54,000 per il culto. Come spendasi il resto, nessuno lo sa; in tasca dei preti vivi per liberar le anime dei morti! Le stesse tenebre avvolgono l’Amministrazione di Santa Maria Vertecœli, la cui rendita diminuisce annualmente, anche a questa si permette la questua. La rendita inscritta depurata da ricchezza mobile somma a lire 131 mila, di cui 35 vanno per ispese di culto, escluse le Messe. L’Istituto dà 34 mila lire per elemosina; si parla di patrimonii per preti e cappellanìe; ma come, a chi, o con che diritto, s’ignora.

Le doti a donzelle si dànno a capriccio qui come altrove. Mi narrò un Professore napoletano, ora residente a Firenze, che nella famiglia, in cui egli alloggiava, sufficientemente benestante, una delle figlie faceva tutti gli affari di casa, ragazza esemplare; l’altra bazzicava in chiesa a messe mattutine, a ufficii