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114 parte seconda.

rono le scene, tale il linguaggio osceno, da mettere ribrezzo. Con lusinghe e minacce ottennero che le fanciulle invece di studiare voltassero le spalle alle maestre, e recitassero orazioni ad alla voce. Nella classe di disegno, oblale e fanciulle intonarono la seguente pia preghiera: «Dio! fate che chi viene su» queste panche si rompa le gambe.»

Finalmente aspersero di acqua ragia il letto della Direttrice, che dovette chiudersi in camera.

Qui s’esaurì la pazienza del Commissario, il quale caccio dieci oblate e disperse le altre fra i conventi di Regina Paradisi e San Gennaro. Ma bisogno pagare 10 lire al mese per l’alloggio e 50 centesimi al giorno di pensione.

Anche le vecchie donzelle alunne guardarono di mal occhio questi cambiamenti. Ognuna aveva il proprio confessore, ora invece ce ne sono pochi per tutte. Esse abitano in luride stanze, col fornello sotto il letto, colla roba da mangiare nella camera, gelose l’una dell’altra, pettegole, oziose. - Avvicinandole vi baciano le mani, poi di dietro vi mandano maledizioni da far fremere.

E queste parasite, che passano il centinaio, debbono esser mantenute fino alla morte, e così occupano il posto di tante orfanelle, che avrebbero il diritto di entrare nell’Istituto.

Per quelle che ci sono, le cose non vanno male. Sventuratamente la scelta della prima Direttrice laica non fu felice: faceva la camorrista, come dicono i Napoletani ormai per qualunque abuso di potere o per estorsioni. E il Commissario regio, invece