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nelle acque profonde 183


servazione della natura, essi devono essere stati sepolti molto profondamente nella nostra subcoscienza. Questa possibilità molto controversa è tale che non può essere completamente rigettata, ma in ogni caso difficilmente si può discutere se la natura o il nostro cosciente spirito matematico operino con le stesse leggi. Essa non modella la sua condotta, per dir così, su quella che ci è imposta dai nostri capricci e dalle nostre passioni, o su quella dei nostri muscoli e delle nostre articolazioni, ma su quella delle nostre menti pensanti. Questo rimane vero sia che le nostre menti imprimano le loro leggi sulla natura, sia che essa imprima le sue leggi su di noi, e fornisce una giustificazione sufficiente alla nostra opinione che l’universo sia stato fatto su di un piano matematico.

Ricadendo nel linguaggio crudamente antropomorfico che noi abbiamo già usato, possiamo dire che abbiamo già considerato con poco favore la possibilità che l’universo sia stato concepito da un biologo o da un ingegnere; per l’intrinseca evidenza del suo operare, il Grande architetto dell’Universo adesso comincia ad apparirci un matematico puro.

Personalmente io sento che questo pensiero può essere condotto ancora più oltre, sebbene sia difficile esprimerlo in parole esatte, ancora per la ragione che il nostro vocabolario è circoscritto alla nostra esperienza mondana. Il matematico puro di questa terra non deve limitarsi a trattare con la sostanza materiale, ma