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22 il sole morente


La nostra prima impressione è qualcosa di simile al terrore. Noi troviamo l’universo terrificante per le sue vaste distanze, senza paragoni; terrificante per l’inconcepibile fuga del tempo, che rimpicciolisce l’umana storia a un batter di ciglia, terrificante a causa dell’estrema nostra solitudine, e per la piccolezza insignificante della nostra abitazione nello spazio — un milionesimo d’un grano di sabbia in tutto il mare di sabbia del mondo. Ma sovra ogni altro, noi troviamo terrificante l’universo perchè ci appare indifferente a vite simili alla nostra: emozioni, desideri e soddisfazione di ambizioni, arte e religione, tutto sembra essere egualmente estraneo al suo piano. Forse, anzi, potremmo dire, sembra che esso sia attivamente ostile a vita simile alla nostra. Per la massima parte, lo spazio vuoto è così freddo che tutta la vita in lui s’irrigidirebbe nel gelo; il più della materia nello spazio è così fredda da rendere impossibile la vita su di lei; lo spazio è traversato, e i corpi astronomici sono continuamente bombardati, da radiazioni di una gran quantità di specie, di cui alcune sono probabilmente contrarie, o addirittura distruggitrici della vita. In un tale universo noi siamo caduti, se non esattamente per sbaglio, almeno come risultato di quello che può attribuirsi a un accidente.

L’uso d’una tale parola non deve indurre un sentimento di meraviglia, che la Terra esista per un accidente una volta accaduto; poichè se il mondo cam-