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la relatività e l'etere | 151 |
In altre parole, la natura fornisce tre vie distinte di decidere con l’osservazione tra la legge di Einstein e quella di Newton. Se si faceva l’esperienza il risultato era favorevole alla legge di Einstein in ogni caso.
Quel che noi chiamiamo la «legge di gravitazione» è, parlando a rigore, niente di più che una formola matematica che dà l’accelerazione di un corpo mobile — cioè in che rapporto cambia la sua velocità. La legge di Newton si presta da sè ad una interpretazione meccanica piuttosto ovvia: un corpo in moto è come se fosse «deviato dal suo movimento rettilineo uniforme» (per usare la frase di Newton) da una forza proporzionale all’inverso del quadrato della distanza. Di conseguenza Newton suppone che una tal forza esista; egli l’ha chiamata «forza di gravità». La legge di Einstein non si presta a una tale interpretazione in termini di forze, o, in caso, ad un’altra interpretazione meccanica qualunque; ancora un altro indizio, se ce ne fosse bisogno, che l’età della scienza meccanica è passata. Ma si trova che essa ammette una facile interpretazione geometrica. L’effetto di una massa materiale gravitazionale non era, come Newton ha immaginato, di produrre una «forza», ma di produrre una distorsione del continuo quadridimensionale nel suo intorno. Un pianeta che si muove o una palla di cricket non era più