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la relatività e l'etere 137


Se noi poi saldiamo con la superficie (come un campo di cricket) a due dimensioni l’altezza (di una dimensione), otteniamo uno spazio a tre dimensioni. Finchè noi facciamo tutto questo in vicinanza della terra, noi possiamo sempre dire che la gravità separa il nostro spazio in «altezza» e «superficie»; per esempio la direzione dell’altezza è quella direzione in cui è più difficile gettare una palla di cricket a una data distanza. Ma fuori, nello spazio, la natura non ci dà nessun mezzo per fare questa distinzione; quindi le sue leggi non conoscono niente dei nostri concetti puramente locali di orizzontale e verticale, e trattano lo spazio come constante di tre dimensioni, tra cui nessuna distinzione è possibile.

Con un processo costruttivo noi siamo passati da una dimensione a due, e poi da due a tre. E’ più difficile di passare da tre a quattro perchè noi non abbiamo esperienza alcuna d’uno spazio quadrimensionale. E lo spazio quadrimensionale che noi particolarmente dobbiamo discutere, è specialmente difficile ad immaginare perchè una delle sue dimensioni non dev’essere spaziale, ma temporale; per capire la teoria della relatività noi siamo chiamati ad immaginare uno spazio quadrimensionale in cui tre dimensioni spaziali sono saldate a una dimensione temporale.