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134 la relatività e l'etere


verso come una grande macchina; ma poichè questo ci ha condotti su una via sbagliata, dobbiamo cercare un altro principio che ci faccia da guida.

Una guida più sicura che il fuoco fatuo delle spiegazioni meccaniche è fornito dal principio di Guglielmo di Occam: «Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem» (Noi non dobbiamo assumere l’esistenza d’un’entità, finchè non vi siamo costretti). Il suo contenuto filosofico è identico con la prima «Regola del ragionamento filosofico» di Newton ricordata sopra. Esso è puramente negativo; toglie di mezzo qualcosa, nell’esempio attuale, l’ipotesi d’un universo meccanico con un etere, trasmettente azioni meccaniche attraverso lo «spazio vuoto», ma non ci dà altro da mettere al suo posto.

Per chiudere la breccia il modo ovvio è d’introdurre il principio di relatività: «la Natura è tale che è impossibile determinare il moto assoluto con un esperimento qualsiasi». A prima vista questo può sembrare uno strano modo di colmare il vuoto derivato dalla rinuncia all’etere: le due ipotesi sono di natura così differente che può sembrare incredibile che la seconda debba essere in grado di prendere il posto lasciato dalla prima. Di più nel caso attuale l’una è la esatta antitesi dell’altra: la funzione principale dell’etere era di fornire un riferimento fisso — tutte le altre proprietà erano rese necessarie dai nostri sforzi di conciliare lo schema osservato della natura con i