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la relatività e l'etere 129


tore fosse in riposo, sia che fosse lanciato per l’etere a 1000 miglia al secondo, mentre eseguiva i suoi esperimenti. E alla prova dei fatti, il meccanismo così escogitato si offrì all’obiezione fatale che esso poteva trattare alla stessa guisa due serie di fenomeni, solo postulando due meccanismi distinti nei due casi.

Noi possiamo illustrare l’obiezione discutendo un semplice fenomeno in particolare. Secondo questo schema di trasmissione eterea, caricando un corpo d’elettricità, noi produciamo uno stato di tensione nell’etere circostante, proprio come se forzassimo un corpo estraneo a penetrare in un mare di gelatina. Se due corpi ambedue in riposo nell’etere sono carichi d’elettricità simile, essi si respingono e la loro repulsione si suppone che si trasmetta per mezzo di pressioni, che questo stato di tensione crea nell’etere.

Supponiamo tuttavia che due corpi carichi, invece d’essere in riposo nell’etere, si muovano attraverso questo con la stessa precisa velocità di 1000 miglia al secondo da Est verso Ovest. Siccome i corpi sono in riposo l’uno rispetto all’altro, il principio di relatività richiede che i fenomeni osservabili siano precisamente gli stessi, come quando i due corpi erano in riposo assoluto nell’etere. Ma un meccanismo del tutto diverso produce i fenomeni in questo secondo caso. La repulsione è in parte il risultato d’uno stato di tensione dell’etere, ma non tutta. Il rimanente è