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22 leggenda della invenz. della croce

sanza mangiare. E stando sei dì sanza cibo, chiese lo settimo d’uscirne fuori, e promise d’insegnare la Croce di Cristo. E quando fue fuori, andòe al luogo ove era la Croce, e incominciò a fare orazione devotamente; e subitamente tutto il luogo si commosse e sentirono tutti quelli, ch’erano presente1, odore maraviglioso; e maravigliandosi Giuda incominciò a fare grande letizia, e disse: In veritade Cristo tu se’ Salvatore del mondo. E in quello luogo era il tempio d’uno idolo, che si chiamava Venus, lo quale Adriano imperadore v’avea fatto fare, acciò che se alcuno cristiano andasse ad adorare in quello luogo, credesse la gente che andasse ad adorare l’idolo: e per questa cagione non era questo luogo visitato, anzi era quasi dimenticato dalli fedeli. E la reina incontanente fece disfare quello tempio infino alle fondamenta, e fece arare quello luogo. E dopo questo incominciò Giuda vigorosamente a cavare, e cavando xx passi, trovòe tre croci, e portolle alla reina. E non discernendo quella di Cristo dall’altre de’ ladroni, puosele tutte e tre nel mezzo della cittade, e aspettavano la gloria di Dio. E nell’ora di nona, uno giovane morto essendo portato a sotterare, Giuda tenne lo cataletto, e ambo le croci de’ ladroni puose sopra ’l corpo del morto, e non si levò. E ponendovi l’altra croce, incontanente si levò suso vivo. Nella istoria ecclesiastica si narra che una donna, la principale della cittade, giaceva tramortita; alla quale lo Vescovo ponendo sopra la prima e la seconda croce, neente per ciò si mutava: e ponendovi la terza, incontanente aperse gli occhi. Ancora si poterono discernere per lo titolo, lo quale Pilato fece porre sopra ’l capo, lo quale si ritrovò, secondo che dice Santo Ambruogio. E ’l diavolo gridava nel aere, e diceva: O Giuda, che hai fatto? A! Giuda mio, hai operato il contrario; imperciò ch’elli, per mio conforto, ordinò il tradimento contra

  1. Vedi la nota 2. a facc. 18. Del resto presente, nel numero del più, si ha anche nella Vita di S. Elisabetta facc. 45. (Modena 1848). Ed ella, insieme con tutti quelli che v’erano presente, rendero laude e grazie a Dio, e a Santa Elisabet. Dove il dotto editore M. A. Parenti ha apposta la seguente nota: “Non si creda scorrezione di costrutto. Presente fu adoperato altre volte, come particella indeclinabile, a forma di preposizione, o d’avverbio; nè per avventura è modo estinto nella miglior lingua parlata. Chi non intese quest’uso in quel luogo di Dante, Parad. 17. 93. E disse cose Incredibili a quei che fien presente, sostituì quest’altro verso, mostruoso pel costrutto e pel senso: Incredibili a quei che fu presente. E così non v’ha copiatore, o tipografo ignorantissimo che pareggiar si possa in trascorsi ad un correttore presuntuoso».