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18 leggenda della invenz. della croce

volle passare per quello ponte, vide per ispirito, che ’l Salvatore del mondo doveva essere morto e sospeso in quello legno; e non volle passare sopr’esso, anzi l’adoròe. E quando fue tornata alla sua contrada, mandò dicendo1 a Salamone, che in su quello legno dovea morire uno, per la cui morte sarebbe distrutto lo reame de’ Giudei. E Salamone lo prese e fecelo sotterrare in luogo profondissimo, e fecelo coprire con la terra. E dopo alquanto tempo in quello luogo si fece una grande ragunanza d’acqua, e cavaronvi, acciò che vi stesse l’acqua, e chiamavasi probatica piscina; nella quale li ministri del tempio andavano a lavare le bestie morte, onde si faceva il sacrificio. ciò era agnelli, castroni, becchi, e altre carni. E in quella piscina venía una fiata l’Angelo, e movea l’acqua, e qualunque infermo prima v’entrava, allora era sanato: e non solamente per lo movimento dell’Angelo, ma per la vertude di quello legno riceveva sanitade quello infermo, che prima vi discendeva entro. E approssimandosi il tempo della Passione di Cristo, dicesi che quello legno venne a galla sopra l’acqua, e gli Giudei lo tolsero e fecerne la Croce di Cristo. E dicono alquanti che la Croce di Cristo fue di quattro generazione2 legni, cioè palma, cipresso, olivo, cedro, come si contiene in questo verso: Lignum Crucis palma, cedrus, cypressus, oliva. Onde nella Croce fue lo stipite, cioè lo legno ritto, e quello attraverso, e la tavola sopra ’l capo, ov’era la scrittura, e ’l ceppo da piede, ov’era commessa la Croce. o vero, secondo che dice Santo Gregorio, una tavola attraverso sotto li piedi. Questo legno prezioso della santissima Croce di Cristo, poi che fue crocifisso Cristo e andato in cielo, rimase in quel monte sotterrato e coperto con la terra anni CC e più. Ma in questo modo fue ritrovato da Elena madre di Costantino imperadore: che venne una grandissima moltitudine di barbari infino al Danubio, e volevano passare per prendere e per soggiogare le terre de’ Romani. Alli quali Costantino imperadore andò incontro, e puose l’oste sua allato al

  1. Cioè mandò a dire. Nota, mio bel lettore, questa vaga proprietà del verbo mandare, d’accompagnarsi volentieri con que’ che i grammatici chiamano gerundi. Il Boccaccio disse. nov. 34. Mandò significando ciò, che far intendea. E il Petr. son. 305. E mi par d’ora in ora udire il messo, Che Madonna mi manda a sè chiamando.
  2. Se altri credesse che generazione, per generazioni fosse trascorso di penna, o fallo di stampa, anderebbe errato; da che gli Antichi ebbero in costume di terminare in E, così nel singolare come nel plurale, molte voci, massime quelle che appartengono in latino alla terza declinazione; di che vedi la nota 10. facc. 1. alle Pistole di S. Bernardo. Fir. Passigli, 1848.