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nata nel culto dei legni e delle pietre1, accoglie anch’essa la verace fede di Cristo. Il cuore di Gregorio sovrabbonda di gioia alla notizia di sì preziosa conquista, come quello di un padre che riceve tra le braccia il figliuol suo dilettissimo e ne riferisce ogni merito a Gesù Redentore, per cui amore, come scrive egli stesso, rintracciamo nella Brettagna sconosciuti fratelli, per la cui grazia troviamo que’ che ignari andavamo cercando2. E la nazione inglese fu sì grata al santo Pontefice, che lo chiamò sempre: Maestro nostro, dottore nostro, Apostolico nostro, Papa nostro, Gregorio nostro, e se medesima considerò come il sigillo del suo apostolato. Per ultimo la sua azione fu così salutarmente efficace, che la memoria delle cose da lui operate s’impresse profondamente negli animi dei posteri, particolarmente durante il medio evo, che respirava, per così dire, dell’aura da lui infusa, si nutriva della sua parola, la vita ed i costumi conformava a seconda de’ suoi esempî, introducendosi felicemente nel mondo la civiltà sociale cristiana in opposizione alla romana dei secoli precedenti per sempre tramontata.


Quest’è mutazione della mano dell’Altissimo! E ben si può dire che nella mente di Gregorio non altro che la mano di Dio fu operatrice di sì grandi imprese. Di fatto, così scriveva egli al santissimo monaco Agostino a pro-

  1. Registr. viii, 29 (30) ad Eulog. episcop. Alexandr.
  2. Ibid. xi, 36 (28) ad Augustin. Anglorum episcopum.