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E nelle discipline morali, poichè il divin Redentore ci propone quale modello supremo di perfezione il suo Padre celeste1, cioè la bontà stessa divina, chi non vede quanto impulso ne venga all’osservanza sempre più perfetta della legge naturale iscritta nei cuori, e però al sempre maggiore benessere dell’individuo, della famiglia, della società universa? La ferocia dei barbari fu così ridotta a gentili costumi, la donna fu liberata dall’abbiezione, repressa la schiavitù, restituito l’ordine nella conveniente dipendenza reciproca delle varie classi sociali, riconosciuta la giustizia, proclamata la libertà vera delle anime, assicurata la pace domestica e sociale.

Le arti finalmente, richiamato l’esemplare supremo d’ogni bellezza che è Dio, onde la bellezza tutta della natura deriva, più sicuramente si ritraggono dai volgari concetti e più efficacemente s’innalzano ad esprimere l’idea, che d’ogni arte è vita. Il solo principio di adoperarle a servigio del culto, e quindi di offerire al Signore quanto nella ricchezza, nella bontà ed eleganza delle forme si stima più degno di lui, oh come è stato fecondo di bene! Esso ha creato l’arte sacra, che divenne ed è tuttavia il fondamento di ogni arte profana. Abbiamo recentemente di ciò toccato in un particolare Nostro Motu proprio, parlando del ristabilimento del canto romano secondo l’avita tradizione e della musica sacra. Ma quelle norme medesime si applicano eziandio, giusta la varia materia, alle altre

  1. Matth. v, 48.