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Laonde, per usare le parole del santo Pontefice, volgete i vostri passi a questa pietra inconcussa, sopra la quale il Redentore nostro volle fondata la Chiesa universa, perchè il cammino di chi è sincero di cuore non dia in ostacoli e si smarrisca1. Soltanto la carità della Chiesa e l’unione con essa unisce la divisione, riordina ciò che è confuso, tempera le ineguaglianze, compie le imperfezioni2. Fermamente è da ritenere, che nessuno può con rettitudine governare le cose terrene, se non sa trattare le celesti, e che la pace degli Stati dipende dalla pace universale della Chiesa3. Nasce quindi l’assoluta necessità di una perfetta armonia tra i due poteri, ecclesiastico e civile, essendo ambedue per volere di Dio chiamati a sostenersi l’un l’altro. Di fatto, la podestà sugli uomini tutti fu data dal cielo, affinchè siano aiutati quei che aspirano al bene, perchè la via del cielo si apra più largamente, perchè il regno terrestre serva al celeste4.
Da questi principî proveniva l’invitta fermezza d’animo di Gregorio, che Noi, con l’aiuto di Dio, Ci studieremo d’imitare, proponendoci di volere ad ogni costo difendere i diritti e le prerogative, onde il Pontificato romano è custode e vindice innanzi a Dio ed innanzi agli uomini. E però il medesimo Gregorio scriveva ai patriarchi di