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tuosi, che apparivano distaccati; ed al pari dell’Elba, della Gorgona, della Capraia, sembravano tante isole il gruppo dei monti Livornesi, e i Volterrani, e quelli di Campiglia, e il Gerfalco, e così pure la Montagnola di Siena, la catena degli elevati colli del Chianti, il Pratomagno, il Monte Albano e i gruppi di Monte Morello, di Monte Giovi, delle Pizzorne e Battifolle, mentre l’Appennino in lunghissima linea formava la cornice del quadro dall’alpe di Camporaghena alla Falterona, e dalla Falterona all’Alpe della Luna e più oltre; e al mezzogiorno la vista terminavasi ai monti di Cetona e di Radicofani, al gigantesco Amiata col suo affigliato Monte Labro, e al Monte Argentaro. Nessuna più propizia occasione poteva presentarsi per formarsi un concetto esattissimo dell’orografia del paese toscano, e fu con senso di dispiacere che i miei compagni ed io, non sazii ancora di quel colpo d’occhio, vedemmo poi a poco a poco le nebbie sollevarsi, e mentre si ristabilivano in basso i nessi fra i varii gruppi montuosi, intorbidarsi la serenità delle regioni elevate.»