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Quind’innanzi il cammino si fa quasi piano, e continua per praterie ove si può riposare. In mezzo i prati di Mosceta, e poco lungi da una capanna murata si trova una polla di freschissima acqua. Quanto sarebbe utile che accanto a questa piccola sorgente e su quei prati vi si trovasse anche un piccolo albergo che potesse offrire al viaggiatore un qualche conforto!1

Da Mosceta per un sentiero ripido e che a poco a poco va perdendosi, dal lato occidentale della montagna, in un’ora e mezzo circa si arriverà alla sommità della Pania.

Da questa vetta lo sguardo spazia molto più piacevolmente ed estesamente che dall’altre vette delle Alpi Apuane.

Il sig. Dott. G. Dalgas in una relazione sulla Pania della Croce (Alpi Apuane) inserita nel Bollettino del Club Alpino Italiano del 1874, scriveva: «Basta pensare che questo pizzo, unico fra i suoi anche un poco più elevati confratelli, si scorge contemporaneamente da Viareggio, da Lucca, da Pisa, da Livorno, da Volterra, da Siena, da Firenze, dalla valle inferiore dell’Arno e dalle pianure di Maremma fino al Monte Argentaro, per farsi idea della vastità del panorama terrestre che esso domina, mentre gli si apre dinanzi vastissima distesa di mare, in cui si scorgono disseminate le isole dell’Arcipelago Toscano fino alla Corsica, e l’osservatore mira ai suoi piedi, come una


  1. Degna di esser veduta è la Tana dell’uomo salvatico nell’alpe di Levigliani. — Chi sale alla Pania può visitarla senza scomodo nè scapito di tempo.