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caree di più centinaia di metri d’altezza, sormontate da picchi arditissimi, le quali ora si avvicinano così da lasciare veder poco spazio di cielo, ora si allargano per tornar tosto a riaccostarsi. — Le acque, nei punti più stretti del torrente, hanno corroso col lungo andare de’ secoli le pareti, formandovi insenature grandi e profonde a guisa di nicchie. È mirabile la vista di un masso erratico detto Paiuolo, che precipitando dall’alto è rimasto incastrato fra le due muraglie del Solco; la parte superiore è quasi piana, coperta d’arboscelli, erbe e vilucchi; la parte inferiore è tutta arrotondata, quindi la denominazione di Paiuolo. La Via Mala e la Gola di Trient in Svizzera possono dare un’idea di questa bellezza selvaggia della natura, una delle maraviglie delle Alpi Apuane. Qui la natura depose ricco ed inesauribile tesoro di marmi d’ogni qualità; i bardigli, i venati, i bianco-chiari, gli statuari, i cipollini sono confusi con i marmi di colore verde, rosso, giallo, nero e screziato. Oggi restano là abbandonati per la difficoltà del trasporto, non potendosi per la strettura della gola all’ingresso nel Solco portarne fuori grossi blocchi. L’estremità del Solco, lungo alcuni chilometri, è chiusa dalla parete verticale del Pizzo d’Uccello, al quale si ascende prendendo un viottolo, che a destra dell’Alpinista sale su per il monte dal letto del torrente, subito dopo la prima gola del Solco; codesto sentiero mena alle cave di marmo statuario e venato di Sigliola, oggi abbandonate; si scende giù nella corrente laddove è la confluenza di due torrenti, si passa sull’altro versante e si sale sino all’Alpe d’Ugliano e si va al Giogo e quindi al Pizzo; l’ascen-