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e vicino a Piazza di Acqua bianca; è uno de’ varii fiumiciattoli che formano il Serchio. — Passato questo rio che d’estate è asciutto, si sale su a traverso le praterie di Serenaia, e per una stradicciuola ripida e pietrosa in mezzo a faggete, si arriva in due ore, non senza fatica, al Giogo o Giovo, un bel praticello, su cui sorgono due torrette di sassi con una croce di legno: il passaggio è fra il Pizzo d’Uccello al nord e il Garnerone al sud. Volgendo lo sguardo a sinistra per un avvallamento dei monti si scorge il mare, di faccia innalza la sua punta marmorea il Sagro (1860 metri); a destra il Pizzo d’Uccello e la sua dentata catena; più a basso nella valle il villaggio di Vinca dai tetti biancheggianti in mezzo a selve di castagni. Chi volesse scendere al Pian di Minucciano o andare verso l’Orto di Donna dall’Alpe di Pisanino, invece di volgersi verso il nord pigli verso il sud un viottolino stretto stretto lungo la costa ripidissima ed erbosa detta Poggio Freddo. La discesa è delle più difficili e ci sembra necessario l’uso della corda; ma s’impiega maggior tempo, e la fatica non è compensata tranne che dall’inutile piacere d’avere sfidato pericoli senza vantaggi. — Dal Giogo per una via un po’ buona e un po’ cattiva, si giunge in 15 minuti alle capanne d’estate di quei di Vinca, poste in mezzo a belle praterie, e poi in un’ora e 30 minuti a Vinca, un villaggio di 600 abitanti, dove si può trovare alloggio e vitto.
L’ascensione al Pizzo d’Uccello è delle più interessanti. Chi vuol essere sulla cima al levare del sole bisogna che dorma alle capanne sotto il Pizzo: un mucchio di fieno ben secco ed asciutto è il miglior letto.