Tu, germanico eroe, che in biondo pelo
Mostri, invitto Francesco, alto consiglio,
Tu ricomponi alla piangente il velo,
Ch’ella t’è madre, e madre prega il figlio,
Vien, pugna, e salva la ragion del cielo,
Chè ben per Dio si corre ogni periglio.
i Vieni, e al furor del seme empio di Brenno
Il petto opponi di Camillo e il senno.
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Nell’edizione di Venezia, poi di Milano, sostituì:
Soccorri Ausonia, che l’oneste gote
Di nuova vita colorando viene,
E il crin nell’elmo a chiuder torna, e scuote
L’asta, i ceppi gettando e le catene.
Aitala, gran padre, e a te devote
Tante l’are arderan su queste arene,
Deh! le bell’alme elette, in cui s’affida
L’itala libertà, soccorri e guida.
Tu, magnanimo eroe, che alla dolente
Dell’antico servaggio hai rotto i ferri,
Che in frale umana spoglia alternamente
li coraggio d’un dio palesi e serri,
Tu che, forte del brando e della mente,
L’umil sollevi ed il superbo atterri,
La ben comincia impresa alfin consuma,
E sii d’Ausonia l’Alessandro e il Numa.
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Nel Fanatismo invoca
Dolce dell’alme universal sospiro
Libertà, santa dea, che de’ mortali
Alfin l’antico adempì alto desiro1,
Vieni ed impenna a questo canto l’ali,
Libertà bella e cara, e all’arco mio
Del vero adatta e di ragion gli strali.
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E qui schiera i delitti dei papi, di buona radice iniqua pianta, e infamie d’ogni sorta,
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Compi alfine l’antico desiro
Dell’Europa, ch’è tutta per te.